Due milioni di giovani potrebbero evitare di ammalarsi, ma non sono protetti dal virus Hpv
- di Redazione
- 28 Novembre 2024
- Italia ed estero
Il Papillomavirus o Hpv è responsabile di lesioni precancerose e di circa 7.500 nuovi casi di cancro ogni anno in Italia. Tumori che riguardano maschi e femmine e che potrebbero scomparire, o almeno diventare molto rari, grazie alla vaccinazione offerta gratuitamente nel nostro Paese ai dodicenni, eppure a oggi ancora troppo poco sfruttata. Solo il 56% dei genitori, infatti, vaccina i figli e moltissime persone ignorano che l’immunizzazione può essere utile fino a 45 anni.
"In Italia oltre 2.2 milioni di giovani non sono protetti contro l’Hpv e corrono il rischio di contrarre il virus e di diffonderlo. L’11% delle donne, d’età compresa fra i 25 e i 64 anni di età, non ha mai fatto l’Hpv o il Pap test per lo screening del tumore alla cervice uterina. Il 13% di loro invece non lo ha svolto negli ultimi 3 anni. Dati non confortanti e che allontanano il raggiungimento dell’obiettivo di Sanità Pubblica proposto dall’OMS di eliminare il carcinoma cervicale nei prossimi anni", ha dichiarato Alessandra Fabi, membro del direttivo nazionale dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) in un incontro tenutosi alla Camera.
Per questo Fondazione Aiom, con il supporto della Società Italiana di Igiene Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI), durante l'evento organizzato alla Camera su iniziativa dell’Onorevole Annamaria Patriarca, membro Commissione Affari Sociali di Montecitorio, ha rivolto un appello alle Istituzioni chiedendo al Governo l’impegno per l’approvazione di un Piano Straordinario per l’eliminazione dei tumori Hpv correlati attraverso il recupero delle vaccinazioni anti-Hpv e dello screening cervicale.
Quella da Papillomavirus Umano è l’infezione sessualmente trasmessa più diffusa in entrambi i sessi e sebbene la maggior parte delle infezioni da Hpv decorra in maniera transitoria e asintomatica (il 60-90% si risolve spontaneamente nell’arco di un paio d’anni dal contagio), la presenza persistente del virus può determinare l’insorgenza di lesioni benigne e maligne della cute e delle mucose, di lesioni precancerose (condilomi genitali) e di tumori maschili e femminili.
Si stima, infatti, che alcuni degli oltre 100 ceppi di virus Hpv siano responsabili di quasi il 100% dei tumori della cervice uterina, dell’88% dei tumori anali, del 70% dei tumori vaginali, del 50% dei tumori del pene e del 43% dei tumori vulvari, oltre a circa un terzo di quelli di bocca, laringe ed esofago.
"In totale ammontano a oltre 7.500 le neoplasie che ogni anno vengono provocate dal Papilloma. Bisogna poi aggiungere altri casi di malattie come le displasie cervicali, i condilomi ano-genitali o le papillomatosi respiratorie ricorrenti. Ridurre l’incidenza di tutte queste patologie è possibile fino ad eradicarle completamente, vanno però presi subito alcuni provvedimenti per incentivare e potenziare la prevenzione in Italia. Ci sono già esempi virtuosi di alcuni Paesi, tra cui l’Australia, che stanno raggiungendo un obiettivo importante e soprattutto non impossibile"¸ ha confermato Alessandra Fabi, responsabile della Medicina di Precisione in Senologia del Policlinico Gemelli di Roma .
Là dove si è partiti prima (come in Australia) o dove l’adesione è stata massiccia (ad esempio in Danimarca) le lesioni precancerose sono praticamente scomparse e questo fa ben sperare per il futuro. Secondo le stime l’Australia entro il 2035 diventerà il primo Paese al mondo a eliminare i tumori causati dall’Hpv, il Canada raggiungerà l’obiettivo nel 2040. Secondo il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale, sarebbe opportuno raggiungere il 95% di copertura nella fascia degli 11enni, che è l’età in cui la vaccinazione ha la massima efficacia (prima di entrare in contatto con il virus, dunque prima di avere rapporti sessuali). Purtroppo nessuna regione attualmente raggiunge questo obiettivo.
"Per questo motivo l’Oms ha prefissato, come obiettivo operativo globale, una strategia cosiddetta "90-70-90", ovvero di raggiungere entro il 2030 il 90% di copertura vaccinale completa tra le ragazze sotto i 15 anni, il 70% di donne sottoposte a screening a 35 anni, con un test che vada ripetuto entro i 45 anni, e il 90% delle donne con un tumore alla cervice prese in carico e curate", ha chiarito Enrico Di Rosa, vicepresidente SItI.
A Montecitorio è presentato un documento di Fondazione Aiom e SItI con alcune proposte concrete da attuare a livello nazionale e regionale. Si chiede di raggiungere elevate coperture vaccinali (entro il 14esimo anno di vita) attraverso diversi sistemi. "Il vaccino rimane di gran lunga lo strumento più efficace per difendere sia le donne che gli uomini dal virus oncogeno. Viene somministrato regolarmente, e in totale sicurezza, a milioni di giovani in tutto il mondo. In Italia però i dati d’immunizzazione sono ancora bassi e comunque lontani dall’obiettivo di copertura del 90% raccomandato dalle Istituzioni Sanitarie. Per le due ultime coorti di nascita del 2010 siamo solo al 38% di copertura raggiunto fra le femmine e al 31% registrato tra i maschi. Persistono poi all’intero del territorio nazionale forti differenze tra i tassi riscontrati nelle diverse regioni. Vanno promosse maggiormente le immunizzazioni e questa attività deve coinvolgere medici di medicina generale, pediatri, farmacie, specialisti e prevedere il coordinamento dei dipartimenti prevenzione. Bisogna ampliare l’accesso ai servizi di vaccinazione anti-Hpv attraverso l’individuazione di nuovi siti vaccinali, incluse le farmacie dei servizi. Si possono organizzare open day e altre giornate dedicate alla prevenzione, utilizzando ogni occasione di screening cervicale per proporre ed effettuare gratuitamente la vaccinazione anti-Hpv che va rivolta in particolare alle donne tra i 30 e i 40 anni, non ancora vaccinate e che partecipano allo screening", ha aggiunto Di Rosa.
"Anche gli esami di screening sono fondamentali se vogliamo debellare in modo definitivo tutti i tumori della cervice uterina. Come i vaccini sono dei veri presidi sanitari salvavita la cui importanza è però ancora sottovalutata. Il 22% delle donne che non svolge il test sostiene di non averne bisogno mentre il 13% ammette di non farlo per pigrizia. C'è però anche un 15% di persone che afferma di non aver ricevuto nessuna convocazione da parte dell’azienda sanitaria locale. Persistono quindi problemi organizzativi che devono essere risolti quanto prima", ha proseguito Adriana Bonifacino, presidente Fondazione IncontraDonna in rappresentanza delle associazioni firmatarie e aderenti del Gruppo del Manifesto per l’eliminazione dei tumori Hpv correlati (Consiglio Nazionale Giovani, Cittadinanzattiva, Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia, Fondazione IncontraDonna, Fondazione Umberto Veronesi, Think Young, Acto, Lilt, Loto, Europa Donna e Fondazione PRO).
"Questo evento è molto importante e offre al Parlamento interessanti suggerimenti. Aumentare il contrasto ad alcune forme di cancro Hpv-correlate è possibile. Dobbiamo perciò raccogliere queste proposte e metterle in pratica per ridurre quanto prima i tassi d’incidenza e di mortalità", ha concluso l’Onorevole Annamaria Patriarca.