Donne migranti, per il tumore del collo dell’utero l’incidenza è doppia

Donne migranti, per il tumore del collo dell’utero l’incidenza è doppia

  • di Redazione
  • 2 Ottobre 2024
  • Italia ed estero

Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nei Paesi a Basso Indice di Sviluppo Umano è previsto un aumento dei casi di tumore del 142% e un raddoppio della mortalità per tumore nel 2050. L’Italia è al quinto posto dell’Unione Europea per popolazione immigrata complessiva (nati all’estero): 6,4 milioni di persone che rappresentano almeno il 10% della forza lavoro totale.

A San Servolo, una piccola isola vicino a Venezia, sono in corso le ‘Giornate dell’etica su oncologia e immigrazione’ organizzate da Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica) e Fondazione Aiom dove sono stati presentati i dati di uno studio sull’incidenza dei tumori nella popolazione immigrata in Veneto pubblicato sulla rivista ‘Frontiers’.

La ricerca svolta in Veneto ha preso in considerazione circa 4 milioni di persone dai 20 anni in su nel quinquennio 2015-2019, di cui 470mila provenienti da Paesi a forte pressione migratoria come Europa Orientale, Asia, Africa, America centro-meridionale. "Gli stranieri provenienti da questi Paesi sono molto più giovani degli italiani e hanno un’età media di 40 anni (gli over 60 sono solo il 10%)", ha spiegato Manuel Zorzi, direttore del Servizio Epidemiologico Regionale di Azienda Zero, Registro Tumori del Veneto.

Sono stati registrati 160mila casi di tumore: il 5,2% dei casi riguardava soggetti nati fuori dall’Italia, per la maggior parte provenienti da Paesi a forte pressione migratoria (74,3%). I tassi di incidenza sono risultati significativamente più bassi nei soggetti nati in questi paesi in entrambi i sessi. Gli immigrati, specialmente quelli nati in Asia e Africa, mostravano tassi di incidenza di tumori complessivamente più bassi. "L’incidenza dei tumori nei migranti è risultata significativamente inferiore (-26% nei maschi e -20% nelle femmine) rispetto a quanto osservato negli italiani. In particolare, il rischio di sviluppare la neoplasia della mammella è inferiore del 37% e il cancro della prostata del 29%", ha confermato Zorzi.

Per le donne migranti il tumore del collo dell'utero (cervicale) è diagnosticato più frequentemente specialmente tra quelle provenienti da paesi con programmi di screening meno sviluppati.

"Nelle donne immigrate sono molto più diffusi i fattori protettivi nei confronti del carcinoma mammario, come la prima gravidanza in giovane età, un numero elevato di figli e l’allattamento al seno", ha affermato Alessandra Fabi, membro del Direttivo Nazionale Aiom.

Il tumore della cervice uterina, che fra le italiane sta diventando un tumore raro grazie alla diffusione dello screening con il Pap Test e l’Hpv test, presenta invece un’incidenza doppia fra le straniere. Negli ultimi 3-5 anni, il 78% delle donne italiane ha eseguito lo screening cervicale (all’interno di programmi organizzati o per iniziativa personale), questo valore si ferma al 67% nelle straniere.

Anche altre ricerche hanno indagato sui possibili fattori di rischio. I migranti sono più inclini a sviluppare tumori nel loro "nuovo" paese d’origine entro due generazioni. La mortalità è mediamente più bassa rispetto agli italiani per il tumore della mammella e del colon retto (può derivare dalla dieta e dal comportamento riproduttivo del paese d’origine) mentre non c’è differenza per il cancro al fegato, cervice e linfoma non Hodgkin (dovuto alla più alta prevalenza di epatite B e Papillomavirus).