

All’Idi di Roma un modello di cura territoriale per le pazienti con tumore al seno
- di Redazione
- 14 Aprile 2025
- Italia ed estero
L'Idi-Ircss di Roma sta mettendo a punto un sistema per individuare le urgenze relative alle pazienti con tumore al seno e prenderle in carico, attraverso la messa a sistema di servizi condivisi, accorciando in questo modo le liste di attesa.
"Non mi sono mai sentita un numero o una paziente, ma sempre una persona. Non rientravo nello screening, ma dalla presa in carico in poi non ho dovuto pensare più a nulla". L’esperienza di Marianna, una giovane donna in cura per un tumore al seno presso l'Idi-Ircss di Roma, è quella che dovrebbero condividere tutti i pazienti oncologici. Non sempre è così, ma la sua testimonianza dimostra come possa funzionare una rete che unisce ospedali pubblici, asl e territorio. E che quello messo in piedi dall’Idi, istituto tradizionalmente noto per la dermatologia che si sta focalizzando sempre di più sulla salute della donna, e in particolare delle pazienti con tumore del seno, possa essere considerato un valido modello di sanità pubblica, in grado di rispondere ai requisiti del Dm77 (Decreto ministeriale 77 del 2022) e del Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), che prevedono interventi per migliorare l'assistenza territoriale, con lo scopo di rendere i servizi sanitari più accessibili e di qualità.
"Dato che in Idi-Ircss non c'è, almeno per ora, un centro di senologia (breast unit) certificato dalla Regione (secondo gli indicatori del DM70 del 2014), il percorso della paziente viene interamente organizzato e condiviso con il team multidisciplinare di Idi e Asl", ha confermato Adriana Bonifacino, responsabile della senologia clinica e diagnostica dell'Idi-Ircss. Il cosiddetto patient journey, infatti, si svolge sul territorio coinvolgendo anche la Asl Roma1, l'ospedale Santo Spirito per la chirurgia e l'ospedale Villa San Pietro per la genetica medica.
"Le donne, e anche gli uomini ai quali abbiamo diagnosticato un carcinoma mammario, non devono occuparsi di appuntamenti perché il loro percorso è tutto programmato", ha precisato l'esperta.
Viste le lunghe liste d'attesa nel pubblico, è importante rendere disponibili punti di accesso che vanno a prendere in carico persone che ancora non lo sono. Le donne possono così rivolgersi all'istituto tramite una mail, come senologiaclinica@idi.it o radiologiasenologica@idi.it, inserendo la documentazione sanitaria, che sarà successivamente visionata dagli esperti per aver accesso, in caso di urgenza, alle prestazioni.
"Le donne di tutto il territorio, ma anche da fuori territorio e da fuori Regione, si rivolgono a noi mediante la mail pubblicata sul nostro sito, che dà la possibilità di accesso ai nostri servizi in pochi giorni, ma sempre attraverso l’agenda Cup, come di regola", ha confermato Bonifacino. Nel 2024, presso l’Idi sono state erogate 9.673 prestazioni senologiche, sono state eseguite 391 biopsie ecoguidate e stereotassiche, da cui sono state ottenute 123 prime diagnosi di carcinomi della mammella. "La tempestività della diagnosi è fondamentale e perché ciò avvenga è necessario trovare percorsi appropriati ed efficaci", ha ribadito l’oncologa.
Per il 2025, come ha sottolineato Annarita Panebianco, direttrice sanitaria dell'Idi, è previsto un percorso di presa in carico che comprende: la gestione diretta del paziente attraverso prenotazioni di visite ed esami con canali rapidi e diretti (ad esempio, appunto, le mail), un follow-up clinico e strumentale per i 5 anni successivi alla diagnosi, la presa in carico senza limiti di tempo per i pazienti con carcinoma metastatico e gli incontri di psiconolocogia.
"L'innovazione nel carcinoma della mammella passa dalla disponibilità di personale e dall'investimento nelle strutture, ma anche da un'organizzazione dei percorsi delle pazienti. La vera differenza è l'aver messo a sistema tutto questo in un istituto che prima si occupava esclusivamente di dermatologia", ha commentato Paolo Marchetti, direttore scientifico dell'Idi-Ircss.Oltre a incentivare le donne ad aderire ai programmi di screening destinati alla fascia d'età 50-74 anni, dove il tasso di adesione sfiora appena il 40%, è urgente non perdersi le fasce d'età più giovani e più anziane, che potrebbero essere potenzialmente affette da un carcinoma della mammella.
"Non possiamo più pensare che esistano solo donne tra i 50-69 anni che si ammalano di tumore e che le donne con una sospetta problematica possano attendere delle liste di attesa interminabili. La valorizzazione della rete e dei servizi territoriali è di fondamentale importanza e questo modello sta funzionando bene. Il ministero della Salute ci aiuti con raccomandazioni per le fasce d'età più giovani e più anziane, che non rientrano negli screening", ha concluso Bonifacino.