L'Antico Egitto e la cura del cancro

L'Antico Egitto e la cura del cancro

  • di Redazione
  • 17 Giugno 2024
  • Curiosità

L’analisi al microscopio di due teschi di 4mila anni fa sembra indicare una serie di interventi chirurgici tumorali.

Le incredibili qualità in campo medico degli egizi non smettono mai di stupirci. Sì, perché proprio loro che oltre 4000 anni fa erano riuscivano a identificare e curare malattie e lesioni traumatiche, costruire protesi, inserire otturazioni dentali sembrerebbe che fossero anche in grado di operare chirurgicamente alcuni tumori.
Infatti due crani risalenti all'Antico Egitto e conservati all'Università di Cambridge (appartenuti presumibilmente a un uomo di 30-35 anni tra il 2687 e il 2345 a.C. e a una donna di oltre 50 anni tra il 663 e il 343 a. C.) contengono delle tracce di quelli che potrebbero essere i primo trattamenti antitumorali della storia.


Questo sembrerebbe essere confermato da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in Medicine che ha coinvolto un team internazionale. La professoressa Tatiana Tondini dell’Università di Tubinga (Germania) che fa parte del team, spiega: «Volevamo studiare il ruolo del cancro nel passato, quanto fosse prevalente nell’antichità, come le società antiche interagissero con questa patologia». 
Il professor Edgard Camaròs, un paleopatologo dell’Università di Santiago de Compostela (Spagna) coinvolto nello studio ha aggiunto: «Le nostre scoperte sono una prova unica di come l’antica medicina egiziana avrebbe tentato di intervenire o di esplorare il cancro più di 4.000 mila anni fa. È una nuova straordinaria prospettiva nella nostra conoscenza della storia della medicina».

L’osservazione al microscopio del teschio dell’uomo ha mostrato una lesione di grandi dimensioni compatibile con una distruzione di tessuti in eccesso, una condizione nota come neoplasia. Inoltre sono state ritrovate circa 30 lesioni piccole e rotonde, compatibili con il cancro, sparse nel cranio. I segni di taglio intorno a queste lesioni sono stati fatti probabilmente con un oggetto tagliente tipo uno strumento di metallo. 
Si potrebbe trattare di un intervento chirurgico per curare il tumore o di una sperimentazione clinica avvenuta dopo la morte dell’uomo.

«Sembra che gli antichi egiziani abbiano compiuto un qualche tipo di intervento chirurgico per la presenza di cellule cancerose, dimostrando così che la loro medicina faceva anche trattamenti sperimentali o esplorazioni mediche riferite ai tumori», ha spiegato il co-autore della ricerca Albert Isidro, chirurgo oncologo dell’Ospedale universitario del Sacro Cuore di Barcellona (Spagna), specializzato in egittologia.

Il cranio della donna mostra una grossa lesione compatibile con un cancro che ha portato alla distruzione dell’osso.Ci sono anche due lesioni guarite che erano state provocate da ferite traumatiche. Una di queste sembra prodotta da un evento violento a distanza ravvicinata con un arnese tagliente. Le lesioni guarite potrebbero significare che la persona abbia forse ricevuto una qualche forma di trattamento e, grazie a questo, sia sopravvissuta. Questo genere di ferite su una donna sono molto rare: in genere sono più frequenti negli uomini con un ruolo attivo nella guerra. «Forse nell'antichità anche le donne avevano un ruolo nei conflitti?» si chiede Tondini.

«Il nostro studio contribuisce a un cambio di prospettiva e pone una base incoraggiante per future ricerche nel campo della paleo-oncologia, ma occorreranno ancora molte ricerche per venire a capo di come le antiche società si ponessero nei confronti del cancro», conclude Edgard Camaròs.