Tumore al seno metastatico e cronicizzazione

Tumore al seno metastatico e cronicizzazione

  • di Redazione
  • 28 Settembre 2021
  • Italia ed estero

Il tumore al seno metastatico può essere cronicizzato con efficacia! Questo è ciò che evidenziano i risultati presentati al congresso dell'European Society for Medical Oncology (ESMO), uno dei più importanti eventi mondiali nella lotta al cancro.
Infatti grazie alle terapie a bersaglio molecolare e agli anticorpi monoclonali questo è possibile. L'utilizzo di ribociclib nei tumori del seno HER2- e di trastuzumab deruxtecan in quelli HER2+ permette alle donne con tumore in metastasi di controllare sempre più efficacemente la malattia. Quelli presentati sono dei risultati storici che garantiscono che il tumore al seno metastatico possa diventare una malattia cronica.

Ribociclib e HER2-

Lo studio MONALEESA-2 ha coinvolto donne in postmenopausa con tumore avanzato o metastatico HR+/HER2- che non hanno ricevuto trattamenti sistemici per la malattia metastatica. In questi casi la cura standard prevede l'utilizzo del letrozolo, capace di agire "contro" i recettori ormonali frenando la crescita del tumore, in combinazione con alcuni farmaci che sfruttano un altro bersaglio, CDK4/6, ovvero le proteine implicate nella crescita delle cellule cancerose. Lo studio ha voluto comparare l'utilizzo del solo letrozolo con letrozolo e ribociclib, un particolare inibitore di CDK4/6.
E’ emerso che la combinazione è stata in grado di aumentare significativamente la sopravvivenza alla malattia. Nell’arco di sette anni le pazienti trattate con ribociclib in combinazione con letrozolo hanno avuto più del 50% di possibilità di sopravvivenza rispetto alle pazienti che assumevano solo letrozolo. In particolare, tra i vari obbiettivi dello studio, è emersa la più lunga sopravvivenza mai registrata in tutti i tipi di tumore della mammella: la metà delle pazienti è viva a 5 anni dalla diagnosi. 

Trastuzumab deruxtecan e HER2+ 

Nello studio DESTINY-Breast03 i ricercatori hanno voluto comparare l'efficacia dello standard di cura attuale composto da Trastuzumab emtansine con il "nuovo" anticorpo monoclonale Trastuzumab deruxtecan
Anche in questo caso i risultati raggiunti sono stati "storici": dalle analisi è emersa una riduzione del rischio di progressione della malattia del 72% nel gruppo trattato con trastuzumab deruxtecan. Non solo, l’80% di loro ha avuto una significativa diminuzione del volume tumorale. La durata di risposta al farmaco è stata triplicata, segno che probabilmente l'utilizzo di questo farmaco inciderà notevolmente sulla sopravvivenza a lungo termine. Infine, dato da non trascurare, il 16% delle pazienti ha avuto una risposta completa, ovvero la scomparsa del tumore.