Venerdì sera da paura, scontro con la realtà
- di Redazione
- 13 Agosto 2019
- Il Tumore Ovarico
Siamo felici di condividere con voi il racconto di un’amica di Mai Più Sole, Sara, che verrà presentato in tre puntate
Il 2017 era iniziato come l’anno della svolta, mi ero trasferita a Barcellona con l’intento di stabilizzarmi e avere la vita che ho sempre voluto, libera e distante dalla provincia di Cagliari che mi stava stretta. Ma così non é stato: tornai in Sardegna perché mia sorella mi diede la notizia che la sua seconda gravidanza era a rischio e non mi sentii di star lontana e non poter esser vicina alla famiglia
Quindi tornai in terra sarda, consapevole del fatto che dopo la nascita di mio nipote sarei ripartita. Mia sorella si sentì male intorno alla mezzanotte del 23 settembre 2017, quella notte andai a casa sua per far compagnia alla prima nipote, visto che i genitori erano in ospedale e desideravano che dormisse serena nel suo lettino. L’emozione di diventare Zia per la seconda volta non mi fece riposare molto, ogni due per tre controllavo mia nipote e il cellulare in attesa di notizie. Proprio quella notte ebbi la prima fitta tra collo e testa, un dolore che mi lascò senza respiro, tra me e me pensai: Sicuramente ho messo male il collo e ho stirato involontariamente qualche nervo o muscolo." Poi nacque Daniele il mio secondo pestifero nipote! I giorni di un’ estate spensierata volavano tra il nuovo bambolotto e la nipote più grande, Giada, anche lei pestifera.
Ai primi di ottobre i dolori alla testa aumentarono e mi fecero impazzire, il medico di famiglia mi diede delle medicine che per un po’ migliorarono la situazione, fino a che non riuscì più ad allacciarmi le scarpe o a lavarmi autonomamente senza che mia madre mi aiutasse! In quelle settimane feci diverse ecografie, ma nessuna portò ad una soluzione, solo ad altre terapie che mi facevano sempre più male, litigai persino con una Dottoressa che mi diede una cura praticamente inutile. Le spiegai che avevo avuto un peggioramento e lei mi liquidò con: "Il medico qua sono io! Fino a che non porta a termine la cura io non la rivisito". Lei non sapeva minimamente cosa avessi, le sue erano supposizioni e, basandosi su esse, prescrisse la terapia.
Sono una persona che difficilmente si lamenta, ho una soglia del dolore molto alta: se mi Lamentavo c’era di sicuro un motivo! Il malessere divenne poi estenuante fino a che riuscii ad avere una prescrizione per fare una Tac alla testa! Gli esiti furono accompagnati da un foglio di ricovero diretto per L’ospedale Brotzu. L’indomani mattina mi furono comunicati i risultati: "tumore maligno al cervelletto sinistro". Il dottore lo presentò come "una palla" che bloccava le terminazioni nervose, che mi faceva venire dolori alla testa e mi faceva sentire dentro il corpo di un’ottantenne. Occorreva un’operazione che avrei dovuto fare di lì a pochi giorni. Da allora l’ho sempre chiamato "palla" forse perché quella parola faceva meno effetto rispetto a "tumore maligno" Il non chiamarlo col suo nome mi ha dato quel pizzico di ingenuità per vivere l’attesa con più leggerezza! Ho sempre detto a mia madre: "Dai, hai fatto una figlia con una palla in testa ora mi puoi dire che sono pallosa e avere la certezza che sia veramente così!" …
Alla prossima puntata