Ti voglio bene Businco!
- di Redazione
- 23 Dicembre 2019
- I Mille Colori di Fausta
In questo lunedì di dicembre arriva un nuovo racconto dell’amica Fausta Giorgia Mascia che ci scalda il cuore
Sto andando a Cagliari, sono le 07:30. Piove forte, il vento frusta le fronde e le luci dei lampioni sono ancora accese. È una giornata buia, tetra, una di quelle in cui mi piacerebbe stare sotto le coperte, al caldo, per ascoltare la pioggia e il vento inferociti, invece sono in auto, col tergicristallo che raspa sul vetro velocemente. Eppure, anche dentro l'abitacolo di un veicolo, ci può essere intimità. Il riscaldamento funziona, Carlo ha acceso l'autoradio, il mondo fuori sfreccia, case bagnate, finestre illuminate, ambulanti lungo il selciato in attesa che scatti il verde per proporre le loro merci. Sì! È bello anche in auto. C'è intimità e calore e, in esso io penso ai medici, agli infermieri, alle OSS e a tutto il personale che dalle sette è già operativo nei vari piani del Businco. Formichine operose, sempre sorridenti, professionali, nelle divise di vari colori che ne stabiliscono la mansione, eppure si sono alzate molto presto e i turni ospedalieri sono strazianti. So che quando arriverò al mio reparto troverò Francesco, l'impiegato sorridente, che mi darà i bollini per i prelievi, le infermiere gentili che mi coccoleranno dandomi il buongiorno. Poi l'attesa, seduta nella poltroncina rossa. Siamo veramente tanti e in molti la traccia del male è palese ma nonostante ciò, pazientemente, ognuno aspetta il proprio turno per la visita. Si tratta di ore e le poltroncine diventano dure, scomode e tutti ci auguriamo che l’oncologo faccia in fretta e ci chiami per potercene andare a casa per prepararci per il giorno dopo (se le analisi andranno bene) alla chemio che dura ore. Eppure capisco che se non è facile per me, non lo è per il personale che deve affrontare tutti i giorni la sofferenza, sorridendo ed essendo efficiente e comprensivo anche quando i problemi personali e il troppo lavoro si fanno sentire. Non è facile per la mia dolcissima oncologa dare delle notizie belle o brutte preparandosi a dire "cose" che non vorrebbe dire. Non è facile il mondo di coloro che curano la sofferenza e mentre penso a questo, una grande comprensione mi riempie il cuore nell’entrare al Businco. Le luci sono tutte accese, i caloriferi scaldano l’ambiente e alcune pazienti, in tavoli improvvisati, passano il tempo di attesa per la visita e/o chemio preparando decorazioni natalizie. Sì, sono arrivata in una struttura che si sforza di essere una grande casa accogliente per ciascuno di noi. Qualcosa dentro di me si scioglie: è tenerezza per questa mia seconda casa che mi cura e si sforza di farmi sentire in un ambiente familiare, col televisore acceso, le decorazioni, il personale sorridente. Anche i miei i compagni di sventura hanno un volto "familiare" tra loro ci sono quelli che preferiscono chiacchierare e coloro che scelgono di starsene in silenzio in compagnia di se stessi o di un libro. Aspettiamo tutti di essere visitati, abbiamo paura, ma qui ci curano, ci ascoltano e ci regalano sicurezza e continuità, non possiamo pretendere di più! Ti voglio bene Businco!