Sulla mia pelle
- di Redazione
- 5 Novembre 2018
- I Mille Colori di Fausta
Ritorna il lunedì della nostra amica Fausta che ci regala un nuovo racconto per la rubrica "I mille colori di Fausta".
Sono le sei del mattino. Noto come mi capita più spesso di assistere allo spettacolare passaggio dalle tenebre alla luce che è il nascere del nuovo giorno: amo la pace di quest'ora, il silenzio della città, il buio del cielo e della terra nella quale qualche luce sparsa interrompe un'oscurità che altrimenti sarebbe totale, ed il mio sentirmi curiosa rispetto a ciò che potrà essere. Gli alberi e le case, ancora sfumate dalla coltre nera della notte, sembrano una foto vecchia sbiadita e quando arriverà la luce, questa, spietatamente, evidenzierà tutte le imperfezioni che il paesaggio presenta: il cedimento di un muro, il marciapiede sbilenco e vetusto, gli alberi rinsecchiti. L’albore mostra i particolari e mette in risalto anche le cose belle come la nuova edilizia urbanistica che si alza oltre le vecchie case addossate e cadenti simbolo del tempo che passa e trasforma ciò che è in antico e inagibile. Il chiarore, da sempre, fa vedere anche le cose più piccole e nascoste come la polvere su un mobile; il "bello e il brutto" sono da sempre gemelli diversi ed antagonisti.
Con la luce vedo benissimo anche i segni degli eventi sul mio corpo che sembra una strada battuta da tanti piedi, tante ruote, tanti zoccoli, tutti troppo duri nel loro correre. Le mie gambe rigide a causa di una precedente paralisi sono oggi ricoperte da autoreggenti elastiche: non sono la scelta di una donna "vanitosa" ma calze sanitarie per la profilassi anti trombotica, il cui colore, marrone ligneo (sempre preferibile al bianco stile educanda!), fa apparire le mie gambe quasi come "arti finti". Il grembo, che un tempo è stato la culla dei miei figli, adesso è attraversato da un segno lunghissimo e verticale, dallo stomaco all'inguine, una cicatrice che ancora oggi faccio fatica a concepire come medaglia. Poi c’è il mio viso: niente ciglia, sparute sopracciglia, capelli radi … Sulla mia pelle è passata la sferzata cattiva della frusta del male lasciando segni evidenti di dolore, tra i quali quella sofferenza che un anno e mezzo fa mi aveva terrorizzata a tal punto da farmi sentire rimpicciolita, fragilissima, vulnerabile ed in balia degli eventi. L’angoscia era così forte da non poterla dominare: si esprimeva soprattutto gonfiandomi gli occhi di lacrime, rendendoli così fissi e sgranati che, talvolta, sembravano quelli di un cadavere.
Cammino male e senza aiuto devo fare ricorso ad un solido bastone, le mie gambe la sera sono fredde, intorpidite ma non sono più bloccata, immobile in un letto ospedaliero come è stato per tre lunghi mesi, ora il mio corpo si muove, cammina ma non potrò più guidare la mia utilitaria, dovrò sempre avere qualcuno vicino per condurmi nei tragitti. L’autonomia è importante, ti fa sentire libera e sicura ed io oggi sono pur sempre libera e sicura grazia al "pensiero" e alle emozioni ma soprattutto sono viva! Certo non mi aspettavo la seconda batosta del maledetto "Intruso" nel mio ovaio ma dopotutto i pensieri di Dio sono inscrutabili e le sue vie investigabili ed io sono pronta a vincere questa nuova battaglia. Resteranno le cicatrici sulla mia pelle, come segni di un improbabile pittore, così pure i ricordi di anni difficili e spietati come belve feroci ma come tutti i "sopravissuti " guarderò il mondo con gli occhi curiosi di un bambino e consapevoli di un adulto certa che ci si può sempre alzare dopo ogni caduta …
La porta finestra è aperta: l'alba incombe cacciando le ombre e mescolando il brutto con il bello. Ecco io ora sono così: un insieme di elementi dove il piacente e lo sgradevole sono amalgamati ma questo nuovo essere non è poi così tanto male, c'è ancora armonia nel mio incedere incerto tenuta stretta per mano ai miei figli e a mio marito (ora sono loro a guidare i miei passi). Anche nella cicatrice del mio grembo vi è armonia: racconta la storia di una rivincita sulla malattia tanto da sembrare lo stelo di un fiore che deve ancora sbocciare. C'è ancora armonia nei miei occhi privi di ciglia ma più grandi, che si accendono nel bagliore delle lacrime, della tenerezza, della pietà e della consapevolezza. Sono più grandi e più esposti ma sono lo specchio di un'anima che vede meglio le cose e le persone.
Ora quando mi fermo davanti all'ospedale oncologico Businco penso a tutto il dolore e l'amore racchiusi in questa clinica, alla ricerca medica, ai volontari, al personale paramedico che lavora con queste tragedie e le vede evolversi anche in guarigione. Vi sono tanti drammi in questa grande e cara "casa di cura", ma molti di essi con il tempo diventano solo brutti ricordi.
Nel libro della mia storia c'è scritto che ho combattuto una dura battaglia e non sono morta. Sono come una figlia di Sparta a cui la madre ha insegnato " o con lo scudo o sopra lo scudo", ed io, mamma, sto ritornando con lo scudo, da vincitrice, ancora pronta a sguainare la spada contro il male per sconfiggerlo, sto tornando a casa nella consapevolezza che chi mi ama sta versando lacrime di gioia e gratitudine perché il Signore ha combattuto alla mia destra, ed ora senza la minaccia del nemico, la mia terra è pulita, pronta a rifiorire. Come ogni guerriero dopo la battaglia sono fisicamente stanca ma non permetterò al male e alle sue subdole strategie, di minare i miei territori mentali, la serenità della mia anima. Sono pronta, tenace, attendo i miei astri e pianifico il mio vivere: quando il tempo della mia ripresa sarà trascorso, come un soldato che si toglie le bende e indossa l'armatura, io mi guarderò di nuovo allo specchio per piacermi ancora, col mio sorriso dolce ma volitivo, con gli occhi sognanti ma senza veli, col corpo segnato ma ancora valido; io davanti allo specchio mi piacerò ancora e, dietro di esso, lascerò ombre e dolori e quando la notte penserò alle cose tremende passate dirò a me stessa che il passato non ha più alcun potere perché è solo un "racconta storie" ed io non sono una storia sono una donna capace di scrivere una nuovo libro il cui contenuto può donare felicità e speranza a chi ancora deve attraversare silenzi, baratri, sentenze, a chi ancora si trova nel bozzolo del dolore, perché è fuori di esso che si trova la luce e si diventa farfalle.
E tu "figlia di Sparta" che leggi questo scritto sappi che il tuo destino è quello di un' intrepida guerriera che vince sempre le sue battaglie …
Con affetto
Mascia Fausta Giorgia