Non sentirti sola

Non sentirti sola

  • di Redazione
  • 1 Ottobre 2018
  • I Mille Colori di Fausta

Ritorna il consueto appuntamento del lunedì con la rubrica curata dalla nostra amica Fausta Giorgia Mascia

È un pomeriggio grigio senza Sole. La lavastoviglie e la lavatrice ronzano pianissimo; sono seduta a tavola guardo mio marito indaffarato a riparare una lampada: sono rumori lievi, cadenzati, quasi soporiferi. Poggio la testa fra le braccia incrociate sul fresco ripiano del tavolo e mi addormento. Sogno. Sono con mamma e papà, le mie sorelle, zii e zie; sono una ragazzina che spinge l'altalena dove, mia sorella Carla, si dondola e si solleva. Siamo in una rigogliosa campagna, con tanta erba verde e tante margherite bianche e gialle. Dalla montagna vicina scorre una sorgente d'acqua fresca e papà sta riempiendo dei fiaschi. Più avanti un abbeveratoio con due mucche che sorbiscono avidamente l’acqua. Mamma sta disponendo una tovaglia di plastica colorata e tanti cuscini per le sedute. Siamo in primavera, forse Pasquetta perché, non distante da noi, ci sono tante famiglie, tutte impegnate nel cercare spazi comodi e pianeggianti dove stendere le tovaglie per il pranzo.

Quanta placidità nei miei ricordi di bambina e ragazzina: le nonne e i nonni seduti in comode sdraio, le prime si danno da fare sferruzzando, i secondi preparando, con pezzi di sughero, tappi da adattare ai bottiglioni di acqua e di vino. Il mio bellissimo mondo antico, sempre nel mio cuore, eterno finché duro io e, poi, tramandato ai miei figli.

Il Sole tiepido sta cedendo il passo al pomeriggio bigio. È ora di ritornare a casa, a piedi, facendo lunghe soste perché i nonni non si stanchino. Quattro lambrette guidate da papà e dagli zii provvedono a riportare i più stanchi per i lunghi tratti. Mamma mi sorride e poiché mi vede pensierosa mi sussurra "dai musona non sentirti sola!" mi sveglio malvolentieri devo dire. Gli elettrodomestici sono ancora in funzione, Carlo sta portando a termine la sua riparazione. Mi stiracchio e mi alzo. Quest'Estate sul mio balcone il prezzemolo è stato abbondante, alto e rigoglioso, come il basilico, un po' meno gli altri odori. Stacco, quasi con affetto, le foglioline appassite affinché le altre rimangono belle e abbiano spazio per crescere. C'è qualcosa, nel contrasto di queste diverse tonalità di verde, capace di creare una immagine che ricorda un dipinto naif. Prendo l'innaffiatoio dosando l'acqua con attenzione. È importante non eccedere e aspettare che la terra si asciughi bene fra una annaffiatura e l'altra. Potrebbe essere una allegoria calzante con la vita: piano, non eccedere, aspetta, poi innaffia piano la terra asciutta, che non è altro che la vita che richiede energia, forza e volontà per fronteggiare ogni situazione che si presenti... La relazione con l’esistenza non deve essere appesantita dalla banalità del troppo, ma deve essere un'ispirazione intelligente che nasce dal cervello e dal cuore, giorno dopo giorno.

Mi asciugo due lacrimoni che mi rigano il volto; richiudo la portafinestra e aspetto che ritorni una dosata tranquillità prima di tornare in casa. Gli spazi della mia abitazione sono accoglienti, caldi. Anche se Carlo in cucina è silenzioso so che c’è: il nostro rapporto è stretto, lo è sempre stato, ci siamo l'uno per l'altra. Ora andrò a rompere questo silenzio perché voglio parlare con lui e raccontargli del sogno: voglio riferirgli che ho sognato i miei cari e che il loro tacere non è assoluto, senza confini come sembra. C'è sempre qualcosa, qualcuno nel nostro cervello, nel nostro cuore che ritorna: per gli scienziati della Emory University di Atlanta i ricordi dei nostri nonni si possono trasmettere imprimendosi nel Dna e influenzando così lo sviluppo cerebrale ed i comportamenti futuri, per chi ha una visione più spirituale esiste invece uno stretto rapporto tra noi e i nostri avi capace di superare tempo e spazio in bene e in male ...

Mi piace adottare una prospettiva spirituale: se abbiamo amato i nostri cari defunti e ne abbiamo bisogno loro dipingono, per noi, immagini oniriche bellissime, condividendo i nostri sogni. Ci lasciano tanta tenerezza. Sono un dardo caldo lanciato dal cielo al quale possiamo fare ricorso. Penso che dopotutto questa vita abbia di più di ciò che si coglie nell’immediatezza, qualcosa che può essere descritto con la parola eternità: di cielo, di terra, di monti, alberi, fiumi, laghi, mari millenari. Noi che la viviamo condividiamo con Lei la sua vastità: il nuovo che sorge, mescolato all'antico, in un ciclo perenne dove, come affermò Antoine-Laurent Lavoisier , "nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma". Così deve essere infatti per l'essere umano, fiori, tombe, cartoline, scritti, fotografie, vecchi filati, densi di messaggi, di lezioni di vita di mode... Poi noi siamo coloro che continuano i percorsi già tracciati dei nostri avi: abbiamo le nostre storie che i nostri figli racconteranno ai nipoti, così è dal tempo dei tempi.

Il futuro sorride lanciando fili più lunghi e più brevi, non importa: importa vivere, svolgere attività interessanti, aiutare, esserci per tutti, ognuno aggrappato al suo filo di tempo. E siamo tanti, tantissimi sani o malati con ancora tante cose da dire, da fare, per questo non mi sento sola. Per questo ti dico: non sentirti sola! Ci sei, esisti, sei eternità, sei ricordo, vivi serena! Siamo in tanti non siamo sole, per cui non sentiamoci sole! Abbracciamoci strette strette e consoliamoci a vicenda, ognuno con le sue storie ognuno con le sue mortificazioni perché, come diceva Leopardi, "la solitudine è come una lente d’ingrandimento: se sei solo e stai bene stai benissimo, se sei solo e stai male stai malissimo", ma nella propria solitudine ciascuna di noi ha trovato le sue risposte che possono essere di aiuto alle altre: la voce del silenzio, quella del "deserto dell’anima" è forse l’unica capace di dare un senso agli eventi e riportare pace, serenità e salute. Insieme, l'una con l'altra, come una falange oplitica contro il male che abbiamo in comune, lo sconfiggeremo!

Vi voglio bene!