Lontano da casa
- di Redazione
- 20 Maggio 2019
- I Mille Colori di Fausta
Ritorna l’appuntamento del lunedì con l’emozionante rubrica curata dall'amica Fausta Giorgia Mascia
Mi sporgo dalla ringhiera che affaccia sul mare, fissando le onde che si infrangono rumorose sulla rena. Più lontano il mare scuro cupo. Sono stanca e tornano i sintomi dei miei malesseri umorali: ansia, panico, dep. Con l'umido vento che spira sono certa che questa notte le mie ossa saranno indolenzite. Ho la testa confusa. Inalo l'aria che sa di salsedine libera dei vapori e degli odori della città. Finalmente l'aria fresca mi snebbia la mente e con essa ritorna chiaro ciò che mi turba: un ulteriore ricovero. Peccato perché questi due anni trascorsi cominciavano a scemare di importanza o comunque a stemperarsi in accettazione più serena. Da quest'altezza mi sembra quasi che il vento mi porti, con il profumo della salsedine, un sottile aroma dei fiori di questa pur sempre primavera. Ripenso ai gerani di mamma, alle sue parole a quel suo dolce parlare materno che non ho più risentito in nessuna delle voci dopo la sua morte. Mi si riempiono gli occhi di lacrime che lascio scivolare libere sperando così di vincere la commozione che mi lacera il petto. Forse il mio destino sta mutando, forse la fortuna comincerà a gonfiare le vele della mia barchetta portandomi lontana dal male. Mi passo rapida i dorsi delle mani sugli occhi perché Carlo non veda che ho pianto e risalgono in auto. Arrivata a casa mi getto quasi di slancio (si fa per dire!) verso la scala, voglio entrare a casa mia: accogliente, calda, sicura. Non importa se in camera, sul tavolo studio, ci sono due valigie, una grande nella quale ogni giorno aggiungo o levo qualcosa di ben stirato, pronto all'uso.
Nella seconda valigia più piccola metto i saponi, il dentifricio, l'intimo, le creme, sono due valigie che ogni giorno aggiorno e verifico. Con queste andrò al mio prossimo ricovero e così depenno ogni giorno cose eccessive e controllo di mettere ciò di cui effettivamente ho bisogno. Non è facile! Le mie abitudini, il mio computer, devo lasciarli a casa. Però porterò un buon libro, delle riviste ed il telefonino. Guardo quelle due valigie. Quante volte in questi ultimi due anni le ho preparate: non le conto più! Sono diventata una donna con le valigie sempre pronta per qualche ricovero che mi terrà ancora lontana da casa, dalla mia quotidianità, dalle mie cose, dei miei cari. Inutile recriminare. Devo prepararmi ad un nuovo ricovero punto e basta! So che poi m’intristirò sola nell'ospedale, la notte piangerò, il giorno dell'intervento avrò paura. Sono consapevole di tutto questo ma so anche che ancora dovrò affilare gli artigli e trarre forza dalla mia fragilità. Spero solo che questi alti e bassi alla lunga non portino sfiducia, abbattimento, rassegnazione. Ogni volta diventa più difficile ritornare all'ospedale. Come un ritorno agli inferi. Eppure lì mi hanno salvata, curata, coccolata, li ancora mi cureranno forse definitivamente. Sono una sciocca lo so! Sarei morta da oltre due anni se non fosse stato per le cure mirate immediate che ho avuto. So che devo ringraziare le strutture che mi salvano la vita e i medici, paramedici ma lo stesso, quando con le due valigie, una grande una piccola, mi apprezzerò ad uscire di casa, getterò uno sguardo malinconico alla mia amata casa, la mia gattina, augurandomi di tornare presto, guarita, felice, grata a Dio e ai medici di avermi ancora salvata.