La voce di una madre
- di Redazione
- 10 Dicembre 2018
- I Mille Colori di Fausta
Ritorna il lunedì dedicato alla rubrica "I mille colori di Fausta" curata dalla nostra amica Fausta Giorgia Mascia che ci regala un altro profondo racconto
Ci creiamo un bozzolo per non essere tristi ma diventa effimero quando il male attacca ed allora capiamo che il nemico più temibile non è mai all’esterno …
Seduta nel salotto della casa che fu dei miei genitori osservavo, più o meno come si fa con un film, mia nuora Olga intenta a cucinare con Carlo e Gabriele occupati nella preparazione della grigliata di pesce. Un'immagine familiare, cara anche perché tutto questo veniva fatto per me: un modo per riportarmi al quotidiano dopo lunghi mesi di chemio. Nonostante fossi consapevole di tutto l'amore che mi circondava e della delicatezza dei gesti verso di me mi sentivo anziana e sola. Vi confesso che nonostante gli anni passassero, con il loro ritmo lento, prima della malattia non mi sono mai percepita come una donna anziana anzi la ragazzina che sono stata spesso non si ricordava che il corpo portava i suoi anni!
Nella casa dei miei genitori non comparivano nella mia mente ricordi del passato ma avvertivo uno strano isolamento nel quale emergeva la mancanza della voce di mia madre. Negli anni ho sempre trovato in mia madre uno "specchio" nel quale leggere le soluzioni e vincere le emozioni negative ed ora che non c’è più ricorro spesso ai suoi insegnamenti ma … mi manca tanto!
Dal finestrone entrava il Sole novembrino, fuori la luce andava e veniva a seconda del vagare delle nuvole, ed io seduta sul divano speravo che mia madre, ovunque fosse, non tradisse la mia aspettativa e che da lontano lavorasse sui miei gravi problemi.
La casa che mi ha visto crescere e che ora è abitata da Gabriele e sua moglie, è tutt'oggi per me un luogo sicuro capace di proteggermi dal mondo esterno "cattivo" nel quale ritrovare fiducia amore e serenità quell'emozione che mi trasferivano i miei genitori quando gli confidavo qualche difficoltà.
I malati cercano coloro che li sanno curare, le persone smarrite invece cercano i genitori affinché li riportino in salvo proprio come accadeva nella prima infanzia.
A settant'anni io mi sentivo ancora una bambina bisognosa, una piccola creatura ferita che cercava la sicurezza nei genitori. La malattia infatti non mina solo il corpo lede anche il senso di sicurezza … Diciamo la verità: quando una gamba trema, un dolore al basso ventre si fa sentire improvvisamente o un'analisi deve essere effettuata nessuna parola può silenziare la mia paura. Mi sentivo come una farfalla ferita che cercava rifugio quando mi resi conto che non ero una creatura "fragile" privata delle sue ali: si dice che le leonesse si nascondano per curarsi nelle loro tane per poi tornare al loro vigore dopo che, nel buio e nella solitudine hanno vinto il loro male confidando nella forza della loro indole selvaggia e nelle cure della madre terra, così anch’io ferita nella mia tana mi curo nel ventre materno per tornare ad essere ciò che sono e la paura cela.