Il venerdì Santo
- di Redazione
- 27 Maggio 2019
- I Mille Colori di Fausta
Ritorna l’appuntamento del lunedì con la rubrica "I mille colori di Fausta" curata dalla nostra amica Fausta Giorgia Mascia
Ho iniziato il decorso di questo male come una salita: di impulso, confidando nell'energia fisica che avevo sempre tirato fuori quando occorreva. Ora mi rendo conto, amaramente, che non basta più da sola, ci vuole temerarietà, fede, fermezza, coraggio nel dolore, saper ridere dopo aver pianto per un'impresa che … si rivela più impegnativa del previsto.
Mentre camminavo con fatica, fermandomi ogni 10 minuti per detergermi con il dorso della mano il sudore che mi imperlava la fronte e mi appannava la vista, sentii tutto il caldo della tensione nervosa e la paura …
Stavo camminando per mettere in movimento le gambe, per respirare aria buona, per esercitare il fisico. Poi c'era il tumore da curare, la chemio, l'esito della TAC. Era il venerdì Santo: percepii tutto il dolore e la sofferenza del mio buon Signore mentre, flagellato, risaliva con la croce il monte del teschio, dove lo attendeva la crocifissione. Capii, forse per la prima volta, tutto quel dolore e lo feci mio: volevo sentirmi come il mio Dio, umiliata, offesa lacerata purché poi, alla fine, come lui risorgessi da quest'incubo. Era mezzodì, un vento forte mi sferzava, ma non era freddo, solo rabbioso, forse anche lui come me si immedesimava nel dolore per la perdita di Gesù. Eravamo in due, no di più, le fronde degli alberi gemevano, il cielo era plumbeo, i colori foschi senza il Sole. Il mondo piangeva con me, ora lo capivo. Giunta a ridosso del vecchie mura pisane mi fermai. Ripresi fiato e pensai che fede è forza, rifiuto della paura, andare avanti. Non si muore se si ha fede, nulla si distrugge, altrove diventerò altro di energico, vivo e vitale e di lì potrò dare speranza forza a chi l'ha persa …