Il segreto delle "farfalle murarie"
- di Redazione
- 13 Agosto 2018
- I Mille Colori di Fausta
Con grande e immenso piacere inauguriamo la rubrica di Fausta Giorgia Mascia
Sono le sei della mattina: l’auto avanza veloce sull’asfalto. Nonostante sia presto sono seguita dal ronzio delle auto che precedono e si accodano alla mia e dal rombo delle moto che sfrecciano verso Cagliari. Cerco di distrarre la mente dai numerosi pensieri: con lo sguardo seguo un bel filare di oleandri ai margini della strada; agosto incombe e la vegetazione, dopo le abbondanti piogge di questa primavera, è particolarmente fitta e rigogliosa. I colori del cielo terso, quelli della terra e dei suoi frutti vengono assorbiti dai miei occhi, fusi nel capo e portati nel cuore, il luogo dei ricordi belli, come simbolo di quell’arcobaleno che da sempre indica l’amicizia tra l’uomo e Dio. Credo che i colori e i profumi della nostra Sardegna siano unici, ancora ancestrali, aspri e dolci evocativi di eventi passati: è facile supporre che tanti, come me, siano stati risucchiati nel vortice dei pensieri romantici, davanti a tanta bellezza, desiderosi di conoscere quell’Assoluto che tanto ci sfugge ... Nel frattempo siamo arrivati all’Ospedale Oncologico "A. Businco". Fa già molto caldo: quell’afa umida che prelude una giornata cocente. Scendo e mi lascio inghiottire dal rituale delle porte che si aprono e chiudono. All’interno un viavai di persone verso gli ascensori e le sezioni. Entro nel reparto Day Hospital oncologia medica: siamo tanti, tantissimi alcuni silenziosi, altri allegri, ma tutti consapevoli del luogo e del perché siamo qui. Il quinto piano del Businco è sempre così: zeppo di individui accaldati, preoccupati, indaffarati. Taluni leggono, altre sferruzzano e i più fissano i megaschermi in attesa del numero che consentirà loro di accedere alla visita. Nella sala attesa, sotto il "display ala b" sono dipinte, su uno sfondo giallo, tante farfalle colorate, alcune formano una coppia, altre, seppur nel nugolo, paiono sole tutte però sembrano uscire dalle dense nuvole arancioni per dirigersi verso lo schermo. Sono ferme lì, nel luogo e nel tempo, immote ed identiche mi ricordano la collezione di Wallace: bellissimi esemplari di farfalle raccolte nelle spedizioni delle Amazzoni ed "inchiodate" dentro le cassette entomologiche. Ne accarezzo sempre una a caso ed oggi questo gesto evoca un ricordo lontano: focalizzo papà che mi issa a cavalcioni sulle sue spalle (ho cinque anni) per vedere meglio una bellissima farfalla poggiata su un ramo basso di un albero. Anche allora la sfioro e, stranamente, non vola via pur potendolo fare. Ugualmente le "le farfalle murarie "del reparto Day Hospital si lasciano sfiorare ma, a differenza della farfalla del mio ricordo, non possono volare, sono "inchiodate" ad una parete gialla ...
Poco distante dal nugolo delle "farfalle murarie", in disparte sulla parte destra, fisso una farfalla ocra ad ali chiuse: pare sia lì ad osservare le altre. Insieme ai pazienti nell’ala B, nel suo studio, con la scrivania ingombra di cartelle cliniche, la dott.ssa Cherchi sta davanti al computer per esaminare gli esiti dell’esame del sangue di ciascun paziente, esiti sui quali dovrà decidere il trattamento chemioterapico. I livelli di ansia nell’attesa di sapere se potrò fare la chemio sono alti ma quando vedo il viso della mia oncologa mi rassereno: le sue risposte mi forniscono sempre gli strumenti necessari per affrontare il disagio indotto dalla malattia e il suono della sua voce mi trasmette un senso di sicurezza che allevia la sensazione di impotenza e solitudine. Ecco, la farfallina color ocra mi fa pensare alla mia oncologa che ogni giorno, con professionalità e dolcezza cura e condivide con i suoi pazienti i loro successi ed insuccessi. Arrivo a considerare che forse quelle farfalle multicolore, immote, congelate in uno sfarfallio sempre identico, in verità celino un segreto: non è la collezione di un naturalista, ma , bensì, un messaggio criptato di un ingegnoso esteta! Più precisamente mi balena l’idea che per ciascuna di noi che "ne esce fuori" guarita, e saremo tante, le "farfalline murarie" prenderanno vita nella coscienza e sussurreranno: "Ciao, ora vola libera. Noi aspetteremo altri malati: siamo le loro ali, seppur dipinte, ma pur sempre ali, movimento della vita che trasfondiamo da questa parete in ciascuno di voi ". A questo pensiero una sensazione, come di "sfarfallio leggero", mi scende nell’anima e mi conforta perché, dopotutto, la vita è fatta di tanti cambiamenti e il "simbolo farfalla" esprime da sempre il rinascere che noi donne sappiamo compiere dalle situazioni più dolorose. Ora le "farfalline murarie" non mi sembrano più inchiodate al muro, immobili, prigioniere di una parete ma assumono il significato di un augurio per tutti noi, quello di poter tornare a volare con il cuore, con il cervello e soprattutto con la guarigione. Adesso il loro volo circolare, disegna un mandala colorato, pieno di significato di vita e di continuità, se lo leggi con il cuore e gli intenti di chi le ha dipinte non poco lontane da una frase del Buddha. Oggi le "farfalle murare" mi invitano alla pazienza, all’accettazione, alla speranza ma soprattutto alla fede: la vita scorre buona se la sai interpretare. Spesso ci vuole tempo per capire il significato degli eventi, come ci è voluto tempo per capire il significato di questa parete vista prima con gli occhi del dolore poi con curiosità e tanta voglia di capire. Eh sì! Per capire la vita e viverla consapevolmente ci vuole un po’ di tempo, ma se si sa guardare con il lume dell’anima il messaggio è lì chiaro e pieno di bei significati. Alle farfalle dipinte sulla parete gialla, alla vita, alla nostra rinascita ... Ciao "ragazze"!