

Un miracolo d'amore
- di Redazione
- 1 Marzo 2021
- Ascoltare, meditare e amare
L’amica Donatella ci regala un profondo, struggente bellissimo racconto ricco di amore
"Nessun linguaggio può esprimere il potere, la bellezza, l'eroismo dell'amore materno" cit.Edwin H.Chapin
Como 1995. Città magica, città da favola sul più profondo lago d'Europa, il Lario, annoverato come il lago più bello del mondo per il suo ambiente costellato da ville. Una ragazza alta, magra, capelli ricci e scuri, carnagione ambrata, con un sorriso che mostra i suoi bianchissimi denti, un uragano, a soli 20 anni, di positività, ottimismo, allegria, grande vitalità, forza e determinazione; è in città per uno stage e arriva dall'incantevole Sardegna, cammina per strada quasi saltellando di gioia con le sue amiche di corso, in lei traspare freschezza e nell'aria il suo buon profumo si propaga. Giorni occupati non solo da studio e attività ma anche di grande svago alla sera tra un ballo sfrenato e un bicchiere di birra; giorni indimenticabili soprattutto quando si è così giovani e spensierate.
Il suo nome è Luisa. Luisa non è solo una compagna di corso, ma anche un'amica schietta, sincera, leale, divertente, pronta alla battuta e immensamente generosa, è innamorata ed il suo sogno è quello di trovare un lavoro come operatrice socio culturale e di poter coronare il suo amore. Come spesso accade, però, le nostre strade si dividono e un giorno, per caso, incontro una delle sue sorelle con un viso triste, cupo, in cui traspare ansia densa d'immensa preoccupazione. Quando chiedo notizie della mia cara amica mi risponde di pregare tanto, di pregare per la sua piccola bimba. Un pugno nello stomaco, penso di non aver dormito per giorni.
Quello che ora vi racconterò è ciò che ha vissuto la mia splendida amica. Dopo qualche mese dalla nascita della sua piccola si manifestano dei problemi di salute, viene ricoverata e tenuta sotto controllo con gli esami del sangue: emoglobina molto bassa e come se non bastasse più piccola del dovuto. Una mamma è una mamma, sente quando c'è qualcosa che non va, oserei dire che è medico del proprio figlio o della propria figlia; Luisa, quest'ansia, questo timore, li trascina dentro da tempo e non mancava nel far fare alla sua bimba diverse consulenze mediche. Ma gli specialisti avevano lo stesso pensiero: "Non è niente signora" dicevano tutti.
In una calda giornata d'estate la piccolina inizia a zoppicare vistosamente e la temperatura corporea che aumenta non è buon segno ma i medici continuano a ripetere che non c'è da preoccuparsi e che tutto ciò è un modo per attirare l'attenzione forse perché un pochino viziata. Ma come può una mamma trovare sicurezza in certe probabili affermazioni? Una madre sente e vede ciò che altri non captano, una madre sente che c'è qualcosa che non va in chi ha tenuto per nove mesi nel suo grembo, nel suo ventre, perché stranamente sente inquietudine assillante. Decide allora di portare la sua piccola all'ospedale Brotzu, ma niente da fare, nessuno la prende in considerazione, lei non si arrende e si dirige verso viale Buon Cammino e si aprono le porte dell'Ospedale Pediatrico Macciotta. Lì non si fa mandar via, la grande forza di voler sapere e capire le dà quel coraggio che forse neanche pensava di avere, punta i piedi come se fossero incollati a terra e alza la voce e decide di non andar via; i medici le impongono di uscire perché avrebbero altrimenti chiamato le forze dell'ordine. In quel momento lei non ha sicuramente paura di nessuna divisa ha solo bisogno che visitino la sua bambina e che possa andar via serena sapendo almeno che qualcuno l'ha controllata accuratamente. Ricoverano entrambe per virus influenzale la piccina e per stato ansioso la madre. Il primario del reparto si avvicina nell'ambulatorio e le dice chiaramente in tono duro e severo che prima avrebbe visitato la piccola e poi avrebbe parlato con lei; mentre visitano la bimba un brivido ghiaccia il corpo di Luisa poiché si rende conto degli sguardi attoniti, agghiaccianti che si scambiano i due medici che immediatamente decidono di far fare un'ecografia senza dir niente a chi in quel momento aveva un fortissimo bisogno di sicurezza e di conforto. Alcune ore dopo si presenta una dottoressa e comunica a quella madre angosciata che la piccola ha una grande massa, lei aveva già capito tutto, inconsciamente, prima che arrivasse persino la diagnosi, ma la conferma delle sue sensazioni era stata devastante. Corre in bagno, vomita, crolla, non riesce più a capir niente...come impazzita. Sottopongono la bimba ad esami diagnostici, visite e controlli di ogni genere ma nessuno si pronuncia, nessuno dice niente; sulla scrivania dello studio è poggiata la cartella medica e dopo l'ecografia lei riesce a leggere "sospetto neuroblastoma". Non avendo la connessione internet sul telefono chiama la sorella e le chiede di darle notizie su questa patologia ma non le viene comunicato niente. Continuano senza sosta gli esami diagnostici e, mentre stanno effettuando la TAC, Luisa riesce a sentire la parola "metastasi" che fa uscire fuori di testa la madre già tanto afflitta; entra nella sala e stacca involontariamente la flebo. S'inginocchia, con le lacrime agli occhi, con amore immenso parla alla Madonna e le dice: "Sei mamma anche tu e puoi ben capire cosa io stia provando, aiutala!!! Fa che almeno non ci siano metastasi!" Esce dalla sala il medico e le comunica che non vi sono metastasi agli organi principali ma la situazione è comunque tragica.Il neuroblastoma è un tumore neuro endocrino maligno embrionario che deriva da cellule della cresta neurale da cui fisiologicamente prendono origine la midollare del surreni e i gangli del sistema nervoso e simpatico; uno dei peggiori tumori infantile. Potete immaginare come la ragazza solare e piena di energia di un tempo , con una voce bella e squillante si possa essere sentita...a causa del trauma, dello shock perde completamente la voce e le prescrivono immediatamente una visita psichiatrica.
Inizia il calvario tra diversi ospedali, trasferita al microcitemico di Cagliari. Sperano si tratti di un nefroblastoma poiché è il più comune tumore del rene del bambino e si hanno più possibilità di cure ma purtroppo non è così e la diagnosi risulta essere ad alto rischio anche perché la bimba ha le cellule resistenti a qualsiasi forma di chemioterapia. In più ha metastasi ossee e al midollo. La chemio le viene iniettata ogni dieci giorni anche con le difese immunitarie basse. Povera stella!!! Anche se era in aplasia totale cioè con mancata produzione da parte del midollo osseo delle cellule progenitrici degli elementi circolanti nel sangue come i globuli rossi, i globuli bianchi e le piastrine, la bimba continua ad avere persino febbre altissima sino a 41° con momenti di panico, d'impotenza davanti alla devastazione di un piccolo pulcino che in quel momento avrebbe voluto correre, saltare, stare in braccio alla sua mamma e giocare come fanno tutti i bimbi. Invece si trova lì, senza capire il perché di così tanto dolore nel suo corpicino esile. La sua mamma è sempre accanto a lei e pensa e prega. Le aveva dato fastidio sentire al telefono il professore dell'ospedale Gaslini che aveva il protocollo della sua bambina perchè le aveva detto, con enfasi, di continuare con la chemio, come se fosse stata un oggetto da sperimentare e non un frugoletto quasi esanime. Ormai l'ospedale era diventato la loro casa perché la chemio era talmente forte e provocava controindicazioni devastanti nella piccola e, noi adulti, che sappiamo cosa sia la chemio possiamo ben capire quella dolce bimba, senza più neanche i capelli. Scintigrafia e risonanza confermano che la terapia non sia per niente efficace e viene bloccata. Ancora una prova, terapia sperimentale su quel corpicino martoriato e afflitto che perdeva sangue da ogni piccolo orifizio, morfina ogni 4 ore per i dolori lancinanti. Povera madre nel vedere la sua bimba in croce e non riuscire a poter far niente! Povera madre che era lì straziata nel vedere così tante sofferenze! Povera madre nel vedere trasfondere di sangue e aferesi e soprattutto sentendosi dire che ci sarebbero state poche speranze, ma una mamma non si arrende MAI.Volano in aereo a Padova e dopo tante insistenze, visto che la massa risultava ora circoscritta e priva di ramificazioni, si chiede di intervenire. Mentre la piccola di trovava in sala operatoria la mamma decide di spostarsi e recarsi al Santuario di S. Antonio da Padova; arrivata si trova davanti una grande colonna con tantissime foto di piccoli bimbi. Lei era andata per pregare per il dono più grande della sua vita ma in quel momento dice a se stessa: "Come posso pregare solo per mia figlia se vedo soffrire anche tanti altri bambini, tanti ne ho visto morire, sarei egoista se chiedessi aiuto solo per mia figlia!" La sua preghiera è stata per tutti i bambini e per tutte le mamme. La piccola di soli tre anni, quando uscì dalla sala operatoria, dopo tantissime ore di intervento, le disse che aveva un nonno vicino e con voce flebile le chiedeva: "Non lasciarmi mamma." Il corridoio era strettissimo e mentre trasportavano la bimba nel lettino la sua mamma le teneva la mano e, nonostante le chiedessero di spostarsi perché non si riusciva a passare, lei non lasciava la mano della bambina, si sentiva raschiare il braccio nel muro ruvido mentre l'accompagnava in sala rianimazione. Guardava anche gli altri bimbi e pensava che forse sua figlia era quella che potesse sembrare di stare meglio, le dissero che non poteva stare in ospedale perché non aveva diritto ad un letto visto che la bimba si trovava in sala rianimazione, ma lei quasi in ginocchio supplica il medico di lasciarla almeno sopra una sedia perché mai e poi mai sarebbe andata in albergo e non avrebbe disturbato nessuno. Il medico, commosso, decide di farle dare un letto e quando la bimba, ogni tanto, si svegliava lei poteva entrare per coccolarla un pochino. La massa era stata asportata ma le metastasi purtroppo erano ancora lì e poco si poteva fare. Luisa disse al medico :"Dottore mi faccia godere almeno questo momento poi parleremo del resto". La bambina inizia a riprendersi e, anziché i venti giorni previsti, dimettono entrambe dopo dieci giorni perché la bimba era vivace, correva, saltava ma la mamma sentiva dentro come una leggera voce che le diceva di smettere con le terapie nonostante gli specialisti le avessero detto di prepararsi perché forse non avrebbe potuto più camminare. I medici insistono per due cicli di chemio sperimentale e la bambina ormai non si svegliava neanche più; come in coma per circa venti giorni dormì di continuo e Luisa iniziò a perdere quel filo di speranza. Ma una mattina, mentre si trovava in bagno vide riflessa l'immagine della sua piccola seduta con le gambe incrociate e con la sua vocina le disse: "Mamma ho fame!" In un primo momento aveva pensato di essere diventata pazza e si girò per ben due volte. Poi la vocina disse ancora: "Mamma ho fame!" Lacrime, lacrime di gioia questa volta e medici e infermieri vennero subito chiamati in camera; quel cuore di mamma annientato, devastato e straziato aveva pianto ora di gioia immensa. La mamma decide di non farle fare più terapie devastanti visto che anche quest'ultima aveva avuto gravissimi effetti collaterali distruttivi e invece i medici continuavano ad insistere per un ulteriore terapia sperimentale, la prima bimba in Europa. Mamma e figlia si trovano a Milano ..no effetti collaterali…no effetti bomba...niente di tutto questo...andrà tutto bene ma in aereo Luisa ripensa alle parole della dottoressa e realizza che le sue parole non erano quelle ma probabilmente il contrario e cioè che la bambina poteva morire anche durante un'infusione. A Cagliari tranquillizzano la giovane mamma però le vietano l'accesso durante l'infusione perché potrebbe creare danni a chi vorrebbe procreare, lei chiede di stare almeno la notte dentro il bunker con sua figlia e al mattino sarebbe stata presente sua sorella visto che era già in menopausa.
Ricordiamoci che "una mamma può affrontare il mondo intero con una mano se con l'altra stringe quella di sua figlia". Cit.
Due cose al mondo non ti abbandonano mai, l'occhio di Dio che sempre ti vede e il cuore della mamma che sempre ti segue."Cit.
Vedere la propria figlia, quel grande dono d'amore, attraverso una telecamera e parlarci senza poterla toccare, rassicurare, coccolare, baciare e stringere forte al petto non è facile, è dura, tanto dura e ancora una volta nessun buon risultato, per due anni di seguito trasfusioni. La dottoressa di Milano dice a Luisa, con il cuore in mano, che non se la sente più di andare avanti perché niente ha funzionato ma una cosa non riesce a spiegarsi, come sia possibile che questa bimba riesca a correre così, non riesce a capire.
Si riparte per Cagliari nel settembre del 2003 e ora è più che mai decisa, affranta, la mamma, non vuole più tormentare la bimba nonostante le varie insistenze dei medici. Dice basta, basta, basta! Solo esami del sangue visto che aveva necessità di trasfusioni e le dissero che così avrebbe perso dopo meno di un mese la sua piccola bimba. Una cosa sinora non ho scritto e cioè che oltre ad avere tanta fede questa meravigliosa mamma si è attaccata a tutto, anche a leggere testi di psicologia sin dalla prima chemio, a tutto ciò che potesse darle speranza. Ogni giorno le faceva bere dell'acqua perché bisognava sciacquare le cellule cattive e mandarle via. E la bambina le chiedeva: "Mamma come facciamo?" Luisa teneva accanto sempre il Vangelo come fonte d'ispirazione e le rispondeva: "Con l'amore perché queste celluline sono malate e le dobbiamo curare e tu devi amarti e ora mamma ti fa come sempre i massaggini e vedrai che andranno via e arriveranno quelle sane." Questo tutti i giorni. Un giorno decise di portare la bambina dai frati cappuccini, un frate andò loro incontro e chiese: "Signora perché è venuta?"
"Non lo so" rispose. Il frate fece il segno della croce a lei e alla sua bambina che non aveva più i capelli e con un forte abbraccio così forte che si sentì quasi soffocare le disse di non perdere mai la forza perché il giorno che perderà la forza entrerà nella disperazione. Dopo il blocco della terapia il pensiero di Luisa è stato: "Voglio far vivere la mia bambina, voglio farle fare tutto ciò che ha perso in questo cammino doloroso e dimenticare quei terribili momenti". Dove si potrebbe portare una bimba per renderla felice se non a Disneyland? Medici contrari, niente viaggi, niente mare per il catetere venoso. Una mamma mette in conto in questa terribile situazione di poter perdere il sangue del suo sangue e la carne della sua carne e allora perché non donarle momenti di gioia? Decide di darle e farle fare tutto, anche se vietato, compreso portarla al mare. Quanta tenacia, quanta intensità, quanta forza, quanto coraggio in questa grande difficoltà della vita e poi molte volte ti senti SOLA, non compresa e non senti quel sostegno e quel conforto di cui hai terribilmente bisogno e quando cerchi di dare e fare tutto senza aspettarti nulla in cambio anche il tuo corpo e la tua testa purtroppo ti passano il conto e crolli improvvisamente sotto lo spiraglio dell'ansia e della depressione.
Ma nonostante tutto la mamma continua ad esaudire i desideri della sua stellina compreso quello che la bambina vuole ardentemente, ovvero frequentare la scuola materna ed è l'ultimo anno in cui è possibile iscriverla. Così Luisa chiede ai servizi sociali se possa avere un'accompagnatrice o un sostegno e riesce a renderla felice ma purtroppo un brutto giorno si presenta una febbre altissima che fa pensare che la malattia ormai stia diventando sempre più aggressiva quindi viene eseguito subito l'aspirato midollare, esattamente il 18 agosto come la data della sua prima chemio, il giorno in cui, anche la mamma, aveva subito un intervento per fibroma uterino ed è anche il compleanno della sua mamma. Si sospettava ormai che la malattia non lasciasse più nessuna chance e la dottoressa le chiese se fosse pronta al peggio...che domanda! Come si può mai essere pronte! La risposta fu:"Faccia Dio ciò che vuole." Le disse che appena avuto l'esito si sarebbe avvicinata in camera per comunicarglielo. Mentre giocava con la sua bambina sentì bussare alla porta la sentì aprire lentamente alle sue spalle e udì la voce della dottoressa che diceva di avere l'esito dell'esame, la risposta fu dura: "Dottoressa se è positivo non è il momento, ora sto giocando con mia figlia, mi avvicinerò' più tardi da lei! "Non si girò neanche a guardarla..:"Allora rimango." In quel preciso istante il primo ringraziamento è stato per la Madre Celeste perchè Luisa racconta che sentiva il suo dolore come mamma quando Gesù era in croce e che la Madonna sentiva il suo di dolore, il midollo sembrava come se fosse stato ripulito ma attendevano una conferma da parte dell'ospedale di Genova. Possiamo immaginare quel grande cuore di mamma che nonostante le immense sofferenze non abbia mai cessato di lottare. Dopo circa un mese da Genova arriva la conferma "Midollo privo di metastasi senza terapia. Dal 2002 al 2014 è stata sciolta la prognosi dalla dottoressa che credeva che la bambina non ce l'avrebbe mai fatta. Questa grande madre aveva sentito dentro di sé quella vocina che diceva "Stop terapia, non farla più toccare" e lei pensa sia stata una voce divina. Poteva chiedere il blocco della terapia, vedeva madri e bimbi distrutti e si era imposta che se sua figlia doveva venire a mancare non sarebbe stata martoriata ma avrebbe cercato di farle vivere attimi preziosi come se fosse una bambina sana. Basta ospedali, basta torture, lei si sentiva in simbiosi con la bambina, sola perché in un cammino così non tutti riescono ad affrontare e non tutti riescono a capire persino le cose più improbabili. Sì, improbabili, ma non per una mamma. La divina madre Luisa non ha più permesso di invadere il corpo della sua piccola con esami invasivi. Ognuno ha il suo disegno e la sua ancora di salvezza, è stata la fede e quell'amore così forte e profondo e immenso che ha ridonato a sua figlia la vita. Oggi la ragazza ha 21 anni e può decidere lei se voler fare o meno un controllo accurato ma sin'ora ha cercato di vivere la sua vita in modo un pochino spensierato, ha vissuto e subito tanti traumi a causa delle terapie devastanti che le hanno lasciato strascichi e cicatrici nell'anima. Ama viaggiare e fare ciò che ogni ragazza della sua età desidera fare. I medici ancora oggi non riescono a darsi una spiegazione. Il corpo della sua grande mamma, ancora una volta, le ha passato il conto e qualche anno fa Luisa ha avuto la diagnosi di cancro al seno. Lei dice che non è così aggressivo da paragonarlo a quello di sua figlia, dice che è una passeggiata, continua ad avere fede, pregare e sperare perché lei è il cardine, la spalla, il sostegno dei suoi due figli. Luisa ha sempre quel magnifico sorriso nonostante il duro cammino. Sono certa che ognuna di noi in questo momento vorrebbe stringere la sua mano e insieme le nostre mani una sull'altra vorrebbero poggiarsi sulle sue grandi spalle di mamma coraggio.
Questa è la storia di un miracolo d'amore in quanto supera i limiti e va oltre le possibilità dell'azione umana e ogni uomo e donna dovrebbe prendere esempio da lei che mai bisogna perdere la speranza anche nei momenti in cui tutto sembra perduto, attaccarsi a quel filo con pazienza attendendo il momento giusto per riprendere il volo dopo ogni caduta.
Tutto ciò che si fa per un figlio non si chiama sacrificio ma AMORE. Cit.