La finestra sotto il cielo

La finestra sotto il cielo

  • di Redazione
  • 10 Novembre 2021
  • Ascoltare, meditare e amare

L’amica Donatella Uda lascia scivolare i pensieri mentre si trova nella camera dell’ospedale e vola lontano oltre il tempo e oltre lo spazio

"Il cuore dell'uomo è molto simile al mare e all'orizzonte, perché tutti e tre si riempiono di sogni e desideri."

Da qualche giorno mi trovo nel grande "resort" ( così io chiamo il Businco), alloggio al settimo piano, la camera ha due grandi finestre e al mio arrivo le tapparelle sono completamente abbassate. Poggio il trolley e la prima cosa che faccio è cercare la luce del sole. Sollevo le tapparelle e faccio filtrare i suoi fievoli raggi che sono quasi nascosti dal cielo grigio e plumbeo. Quel grande vetro mi consente di guardare verso l'esterno, osservo i filari di alberi, di essenze mediterranee e i sentieri che percorrono il Colle San Michele che per, l'acquazzone, sono ora solitari e si snodano sull'umido terreno. Osservo bouganville rossi e viola che danno un tocco di colore alle case che stanno ai piedi del poggio nonostante la giornata sia così uggiosa, il via vai di auto che percorrono frettolosamente le strade cittadine, fiancheggiate, non solo da grandi palazzi, ma anche dagli ospedali più importanti della città dove gli ammalati non hanno più la possibilità di ricevere le visite dei familiari, se non con autorizzazioni speciali e per pochissimo tempo al giorno. E così ripenso alla storia del Castello che mi è stata raccontata da una mia preziosa amica; circa 800 anni fa venne costruito con la possibilità di dominare la città, il mare e un vasto territorio all' ombra di una chiesetta dedicata all'Arcangelo Michele per tenerci la corte di una famiglia importante, i Carroz. Poi, per il distaccamento dei militari, il castello fu successivamente adibito a lazzaretto, ospedale in cui nel 1650 si portavano i malati dell'epidemia di peste nera, per curare le vittime da questo male contagioso e dannoso che si era manifestato in modo esteso in cui la popolazione di Cagliari venne decimata.
Rifletto e cerco di ripensare a quel lontano periodo e all'oggi...alla paura dei contagi, alla solitudine nella sofferenza e alla mancanza della presenza dei familiari in questi momenti in cui si ha bisogno di conforto e di una carezza. Apro pian piano la finestra cercando di respirare un pochino d'aria fresca e continuo a occhieggiare ed in lontananza su un'altro alto colle, di San Lorenzo nel quartiere Castello noto uno tra i più grandi edifici della città di Cagliari: il Carcere, sorto ai margini del Viale del Buon Cammino nel 1850 e non posso esimermi dall’immaginare la vita all'interno di quelle piccole celle e chissà quanto possa essere stato difficile lo stato dei detenuti. Ma poi lo sguardo volge a ciò che illumina il mio viso: la maestosa Sella del diavolo ed il mare...quel meraviglioso orizzonte in cui il cielo sembra toccare le acque e la terra. E allungo la mano dove gocce di pioggia la inumidiscono, la rivolgo verso l'alto come a voler toccare il cielo e pondero che i miei pensieri sono stati simili ai pensieri di tante anime che, come me, da dietro una finestra sotto il cielo, avrebbero voluto avere ali per volare sull'immenso mare, perché desiderare con il cuore ci aiuta a librarci e ci rende liberi di sognare e soprattutto di non arrenderci.

"Non ho mai visto le onde arrendersi, anche per questo amo il mare." (Anonimo )